Un inno alla vita e al tempo che passa, questo è quello che ha voluto comunicare Giorgio Armani attraverso l’emozione di una sfilata e riaprendo il palazzo in Madison Avenue, a New York.
Un invito a leggere la moda come messaggio di speranza, restando lui stesso sempre utile, in vario modo, sia per la sua azienda e sia per le nuove generazioni, che si affacciano a questo settore. A partire dall’amore che lo stilista ha per New York definendola “fonte del movimento del mondo, perché qui succede ciò che poi accadrà ovunque”, essendo una delle piazze più importanti per il business della Sua azienda, e facendo da spartiacque già nel 1980 al Rockefeller Center quando presentò una collezione che fu un documento molto personale di dedizione e visione della moda, che conquistò tutta la città, tanto da fargli aprire nel 1985 la sua prima boutique, che divenne un luogo di culto per tutti quegli americani glamour e rich.
E anche una visione armaniana quella nello scegliere quel dialogo tra il corpo e il vestito, ma tenendo ben presente l’individualità di ognuno e che l’abito deve conferire in primo luogo autorevolezza, eleganza, e dignità.
Un mantra che è diventato il suo status quo, proprio come sta accadendo oggi con il suo nuovo building riprogettato in partnership con SL Green Realty Corp e lo studio di architettura COOKFOX, che nei primi giorni di apertura ha incassato milioni e milioni di dollari.
Novemila metri quadri di pura estetica anni’40 caratterizzate da una sequenza di stanze tematiche di ampio respiro, che creano un percorso articolato e fluido: dal piano terra dove sono collocate le collezioni di abbigliamento, accessori e occhiali donna, Armani Beauty, le fragranze Armani Privè e una selezione di prodotti Armani/Dolci con annesse otto vetrine su strada, al primo piano dove viene riservato lo spazio per i gioielli, per i capi da sera, per le collezioni di abbigliamento e accessori uomo, e soprattutto per i servizi Made to Order donna e Made to Measure uomo, fino ad arrivare al terzo piano dove sono esposti mobili, complimenti d’arredo, accessori, carta da parati e tessuti. Invece, al piano terreno e al piano mezzanino con un ingresso indipendente su strada è dedicato l’Armani /Ristorante che accoglie i clienti con un allure retrò e introduce alle due aree destinate al dining.
Prevedendo l’apertura e la sua portata, lo stilista ha voluto presentare la sua collezione primavera-estate 2025 nella sala del Park Avenue Armory, abbandonando per sola questa volta il calendario delle sfilate milanesi.
Uno show che si è aperto con un’immagine ben precisa, quella del viaggio, dove un grande orologio di una stazione campeggiava al centro dello spazio, mentre un treno proiettato sulle pareti della sala dava inizio al via e vai dei passeggeri che fluivono e scintillavano, indossando capi di eleganza pura, senza sforzo, per richiamare quel fascino degli anni ’30, in cui si amalgamavano quel gusto Déco e suggestioni di Oriente.
Le viaggiatrici, più alcuni viaggiatori che le accompagnavano, erano vestite a strati per proteggersi da una brezza inattesa o dallo sfolgorante sole, usando organze impalpabili per i pantaloni a sigaretta, lini dalle trame larghe per le giacche dall’allure sciolta, mentre per la sera scivolavano nell’incanto del satin per abiti dalla forma morbida completati da piccoli boleri, ai tailleur come pigiami da boudoir.
La palette colori si muovevano dai grigi cittadini a note cosmetiche di beige, bronzo, fard azzurro polvere, per le mise ricamate della sera.
Niente è più potente di questo suo sguardo della moda che diventa certezza al di là delle fissazioni che ogni epoca ci ha proposto o indicato quello per esempio dall’edonismo reaganiano fino all’estremismo minimalista.
Giorgio Armani ha sempre comunicato un prodotto vero e diretto per raccontare una moda senza tempo o che stimola la fantasia del pubblico senza imbambolarlo, perché un vestito, oggetto da indossare, è bene che parli di emozioni da solo.
Un lavoro che lo stilista ha eseguito da sempre, per questo il pubblico che ha assistito alla sua sfilata a New York si è alzato in standing ovation, dai divanetti semicircolari, ancora una volta, mentre lui, in un impeccabile smoking, ha salutato e ringraziato, tutta la città.
A JOURNEY
Giorgio Armani retraces his American history, opening the new building on Madison Avenue and presenting the collection for this upcoming summer season on a set with a retro charm.
An ode to life and the passing of time. This is what Giorgio Armani wanted to get across through the excitement of a fashion show and by reopening the Madison Avenue building in New York.
An invitation to interpret fashion as a message of hope, while staying himself always useful, in various ways, both for his company and for the new generations who are approaching this industry.
Starting from the love that the designer has for New York, defining it “the source of the world’s movement, because what happens here will then happen everywhere”, the city being one of the most important markets for his company’s business, acting as a divide since way back in 1980 at the Rockefeller Center when he presented a collection that was a very personal document of dedication to and vision of fashion. The collection conquered the entire city, so much so that it led to the opening of his first boutique in 1995, a space that soon became a place of worship for those glamorous and rich Americans.
Giorgio Amani’s vision also means choosing a dialogue between body and clothing while keeping in mind each person’s individuality and the fact that the outfit should confer, above all, authority, elegance, and dignity.
A mantra that has become his status quo, just as it is now happening with his new building, redesigned in partnership with SL Green Realty Corp and the architectural firm COOKFOX, which raked in millions and millions of dollars in its first days of being open.
Nine thousand square meters of pure 1940s styling featuring a sequence of wide-ranging themed rooms that create an elaborate and fluid pathway: from the ground floor that displays women’s apparel, accessories and eyewear collections, Armani Beauty, Armani Privè fragrances and a selection of Armani/Dolci products with annexed eight street-level windows, to the second floor where space is reserved for jewelry, evening wear, men’s apparel and accessories collections, and most importantly Made to Order women’s and Made to Measure men’s services, all the way up to the third floor where furniture, furnishing, accessories, wallpaper and fabrics are showcased.
On the other hand, the ground floor and mezzanine level with a separate street entrance is home to the Armani/Ristorante, which welcomes customers with a retro allure and introduces them to the two dining areas.
Anticipating the opening and its scale, the designer wanted to unveil his spring-summer 2025 collection in the Park Avenue Armory, abandoning the Milan fashion show calendar for just this once.
The show opened with a very distinct image, that of travel, with a large station clock towering in the center of the venue, while a train projected on the walls of the Armory initiated the comings and goings of the passengers as they ebbed and sparkled, wearing garments of pure, effortless elegance to recall that 1930s flair which combined Art Deco taste and hints of the Orient.
The female travelers, plus a few male companions, were dressed in layers to protect themselves from an unexpected breeze or the blazing sun, using gauzy organzas for cigarette pants, loosely woven linens for jackets with a relaxed allure, while for the evening they slipped into the charm of satin for softly shaped dresses topped off with small boleros, or suits like boudoir pajamas.
The color palette ranged from city grays to cosmetic notes of beige, bronze, and powder blue blush for embroidered evening outfits.
Nothing is more powerful than this glimpse of fashion that becomes certainty over and above the fixations that each era has offered us or pointed to, for example, that from Reagan hedonism to minimalist extremism.
Giorgio Armani has always conveyed a true and direct product to narrate a timeless fashion or one that stimulates the public’s imagination without dumbfounding them, because a dress, an object to be worn, should speak of emotions by itself.
A job that the designer has always carried out, which is the reason why the audience that came to his fashion show in New York once again rose in standing ovation from the semicircular sofas, as he, in an impeccable tuxedo, greeted and thanked the entire city.