In the men’s fashion week that just wrapped up in Paris, we are still talking about tailoring, and thoughts immediately turn to that formal wardrobe.
Formalwear is a dress code consisting of rules and precepts that do not allow for exceptions. Still, it is also a comforting way of thinking, because it envisages for the wearer that everything is under control and that each item or accessory is in its place: associating a place with the daytime, as a function of social use, and a place with the nighttime, as a function of seductive use, leaving no room for either to be mistaken.
A relief for a male category, conversely looked upon as a constraint for the new generations, who currently prefer a sartorial garment to a fast-fashion one, stealing very often from their father’s closet, also in order to leave behind the sloppiness of the last decade, and setting a new passe-partout of male elegance, consisting of a new rule of modernity.
It looks like a rather old querelle, the one between classic and modern, but perhaps in the fashion just witnessed on the catwalks of Paris for the upcoming summer 2025, at the very least, it should also be considered from a different and softer point of view.
To be honest, in men’s fashion, the two concepts are not at odds but rather, every day they seem to increasingly blur into one another, overlap and eventually become one and the same. Because if modern tailoring represents an attempt to grasp with needle and thread the elusive spirit of the times, well the classic style, the real kind which never dies, represents exactly, yet differently, the same thing. Or even better, it represents the successful crowning of this attempt.
Classical suits must be of quality, excel in their details, and must not be static at all, as a foolish vernacular would have it: that is why it is dynamic and engulfs the signs of contemporaneity in a syntax that already exists, but becomes richer in layers, and even more renewed in millimeter after millimeter of details, retaining that work done by chalk and scissors where this rule expands and is an expression of comforting timelessness.
And that is precisely what makes it eternal, and these days the true modern is the classic, a fashion that has successfully stood the test of time.
It is fashion at its truest, most masculine and confident aspect, too.
At a time of general carelessness and sexual turmoil, it is also, and above all, fashion as an embankment against standardization and crassness.
A radical choice that many style offices or Maison art directors have embraced, because it is not true that the formal and the classical annihilate personality, erasing the individual within a prescribed uniform.
On the contrary, they highlight the uniqueness of each individual man, as Lord Brummel did back in the nineteenth century by going against the flow, dictating and emphasizing the best male characteristics.
Rules and codes can still be played with, and this is the new revolution that leads to that necessary comfort zone made up of tact and subtlety, rigor but also gracefulness.
The classic is not one, but many, and, once tempted and seduced, it will not be impossible to resist, also for renewing one’s wardrobe that seems to us, at this time, less than perfect.
Le passarelle maschili di Parigi impongono il vestire classico, per riuscire di nuovo ad appropriarsi della perfetta espressione di classe, sobrietà e sharpness.
Nella moda maschile che è appena terminata a Parigi, si parla ancora di sartorialità e il pensiero va subito a quel guardaroba formale.
Il formalwear è un codice fatto di regole e precetti, che non ammettono deroghe, ma è anche un modo rassicurante di pensiero, perché prevede per chi lo indossa che tutto sia sotto controllo e che ogni capo o accessorio sia al suo posto: associando un posto per il momento del giorno, come funzione di uso sociale, e un posto per il momento della notte, come funzione di uso seduttivo, senza lasciare margine d’errore per entrambi.
Un sollievo per una categoria maschile, al contrario guardato come una costrizione per le nuove generazioni, che in questo momento considerano di più un capo sartoriale che quello fast-fashion, rubando molto spesso dall’armadio del padre, anche per lasciare alle spalle quella sciatteria dell’ultimo decennio, e prefissando uno nuovo passe-partout dell’eleganza maschile, composta con una nuova regola di modernità.
Sembra una querelle abbastanza vecchia, quella tra classico e moderno, che però forse nella moda appena vista sulle passarelle di Parigi per la prossima estate 2025, almeno, andrebbe considerata anche da un diverso e più morbido punto di vista.
Nella moda maschile, a dire il vero, i due concetti non sono in opposizione, ma anzi, sembrano ogni giorno di più sfumare uno nell’altro, sovrapporsi e alla fine uniformarsi. Perché se il moderno sartoriale rappresenta il tentativo di afferrare con ago e filo l’inafferrabile spirito dei tempi, beh il classico, quello vero, che non muore mai, rappresenta esattamente, ma diversamente, la stessa cosa. O ancora meglio rappresenta il coronamento riuscito di questo tentativo.
L’abito classico deve essere di qualità, eccellere nei dettagli e non deve essere affatto statico, come vuole una stolta vulgata: per questo è dinamico e ingloba i segni della contemporaneità in una sintassi che già esiste, ma diventa più ricca di strati, e ancora più rinnovata di millimetro dopo millimetro di dettagli, conservando quel lavoro fatto da gesso e forbici dove questa regola si espande ed è espressione di rassicurante atemporalità.
E proprio questo che lo rende eterno, ed oggi giorno il vero moderno è il classico, una moda che ha superato con successo il test del tempo.
È la moda nel suo aspetto più vero, maschio e sicuro di sé, pure.
In un momento di generale incuranza e disordine sessuale, è anche, e soprattutto, la moda come argine contro l’omologazione, e la volgarità.
Una scelta radicale che hanno adottato molti uffici stile o direttori artistici di Maison, perché non è vero che il formale, e il classico annullano la personalità, cancellando l’individuo dentro una uniforme prescritta.
Al contrario, ne evidenziano la peculiarità di ogni singolo uomo, come fece già nell’Ottocento Lord Brummel che andò controcorrente, imponendo ed enfatizzando le caratteristiche migliori maschili.
Con le regole e i codici si può ancora giocare, e questa la nuova rivoluzione che induce in quella comfort zone necessaria fatta di tatto e sottigliezza, rigore ma anche leggiadria.
Il classico non è uno, ma tanti, e, una volta tentati e sedotti, non sarà impossibile resistere, anche per rinnovare il proprio guardaroba che ci sembra, in questo momento, non perfetto.