Due anni dopo il suo debutto alla guida di Missoni, Filippo Grazioli ha desiderato portare in passarella un ponte che collega non solo culture lontane, ma anche epoche remote. Come un assale di un movimento futuristico che mette in evidenza due elementi: i colori primari che sono un elemento essenziale che gli è caro, dato che è una persona semplice ed istintiva, trasportandoci in una altra dimensione quella primordiale; il secondo nel definire gli iconici motivi della casa in uno spazio, nel quale il caos diventa ordine e l’ordine mantiene l’energia del caos, attraverso l’infinita danza delle forme.
Filippo Grazioli ha desiderato sfilare in Tenoha Milano, uno spazio multifunzionale giapponese, in effetti molto vicino per estetica e spirito allo stile che va teorizzando da molto tempo, quello di un gioco elementare atto a minimizzare i fattori di cui è fatta la moda, colore, linea e texture per massimizzare l’effetto di astrazione, che diventa atto di chiarezza e vitalità. Un gioco ritmico visto in passarella dove il tailoring dalle spalle forti è a tutto volume, i top e le gonne lunghe si allargano in 3D, mentre i zig-zag si moltiplicano come millefoglie.
Alla fine nel rapporto tra un designer e una Maison che guida, è tutta una questione di conciliabilità di due mondi, che si devono parlare per arrivare a quel successo primo commerciale e poi estetico.
Questo succede con Filippo Grazioli, e ancora più rimarchevole con Alessandro Dell’Acqua.
Lui è un creativo vero, in grado di rendere così bene l’eleganza senza tempo, riuscendo ad offrire una versione moderna e vivace del senso artigianale.
Questa volta lo spunto N21 è stato quello delle fotografie di Karlheinz Weinberger, che fissava nei suoi scatti i momenti di una sottocultura del decennio del 1960, che persuase i giovani a contestare le regole della generazione precedente. E così la collezione denominata “Moodboard personale”, come se fosse un notebook, diventa un rimando a quelle ragazze che inventarono per sé ogni giorno uno stile o meglio una estetica felice. Un racconto non didascalico, ma dallo spirito creativo, che nasce dalla volontà di mettere insieme mode e modi diversi: dagli abiti ricamati a mano con le paillettes abbinati ai parka, alle mules con PVC su nappa e i fiocchetti in strass che convivono con un camioneur in cavallino colorato che copre intimo e lingerie lasciati a vista e in pizzo color rosa.
Anche Kim Jones si sta mettendo a suo agio da Fendi, partendo questa volta dal 1925, anno della fondazione della Maison, ma anche della mostra Art Deco a Parigi, The International Exibition of Modern Decorative and Industrial Arts, da cui prende il nome. Qui l’universo del marchio riunisce i mondi prêt-à-porter e haute couture, creando una collezione modernista dove il fatto a mano e a macchina, la sera e il giorno, sono un’elevazione e una celebrazione del quotidiano, esaltando ancora di più con l’arrivo del centenario della Maison. Movimento, leggerezza, eccellenza e facilità è la chiave della collezione, dove i ricami sono estremamente dettagliati posizionati su forme archetipiche, come la maglietta e la semplice sottoveste in seta e organza, mentre gli abiti da thè in seta e le sottovesti da ballerina sono allo stesso tempo raffinati e straordinari, spesso letteralmente radicati negli stivali, realizzati in collaborazione con Red Wing.
Una testimonianza senza tempo, che riconosciamo nella femminilità senza confini e nella libertà sartoriale di Ermanno Scervino, che questa volta ricerca una modernità nel corpo richiamandosi a quello spirito rivoluzionario degli anni ’60 e ’70. La silhouette è sinuosa, sia nelle giacche doppiopetto e sia nei corsetti, che scolpiscono il corpo, abbandonandosi sui pantaloni fluidi. La maestria sartoriale e il livello impeccabile si esprimono al meglio nella linea denim couture.
La sua visione ha coesione, coerenza ed eleganza, da sempre.
Lo stesso dicasi per Alberta Ferretti, tanto testarda nell’interrogarsi su quello che deve essere un equilibrio tra le ragioni del creare e la realtà delle donne da vestire. Incline sempre al sogno propone una collezione senza peso, nella quale le torsioni, le plissettature, gli intagli a laser creano un senso di ariosa preziosità. Alle discrepanze creative fuori traccia di altre Maison, risponde con la sua sincerità e il gusto della monocromia mossa e cangiante, esaltata dalla sapienza delle lavorazioni manuali. Speriamo che il nuovo capitolo creativo del marchio, dopo la sua dichiarazione di lasciare la direzione creativa dopo 43 anni, sia coerente con la concretezza ed eleganza questa donna che è stato punto di riferimento per tutte quelle donne che amano tutto ciò che è sofisticato, ricercato e di grande qualità.
Prada è Prada. La sua pluralità qui viene esaltata nel far coesistere elementi appartenenti a diverse ere, tali da sfidare ogni teoria cronologica, generando contraddizioni e divergenze impossibili, ma anche un libero pensiero. Lo storico marchio porta in passarella una variazione di soluzioni fatta di pezzi unici, che sembrano quasi disgiunti, ma invece reggono tutti il pensiero della individualità: dagli abiti, gonne, pantaloni, camicie, soprabiti con enormi gomene, agli abiti in pelle tintinnanti da metallici anelli, o da gonne che si fermano sui fianchi, ma strette in vita da una fusciacca in cuoio, da cui scendono i ganci che si infilano negli occhielli della gonna.
Approccio immutabile, anche se, ad essere diverse sono le premesse, per Andrea Pompilio con Onitsuka Tiger, che di stagione in stagione cattura la complessità del passaggio delle nuove generazioni all’età adulta, mettendo in relazione le frizioni e le contraddizioni della giovinezza. Stavolta si parla di trasformazione di capi essenziali del guardaroba in simboli di evoluzione, partendo dalla lingerie vintage ai gilet smoking, fino ai bermuda cargo e la maglieria materica. Ogni pezzo racconta la storia di un cambiamento, di una emozione e di una autenticità, che contraddistingue lo spirito volitivo e il desiderio ardente dei giovani.
Chi non perde di vista le radici di Bottega Veneta è Matthieu Blazy, direttore creativo della Maison, che padroneggia il nuovo tipo di power dressing, partendo dal bambino che è in noi per poi per gioco arrivare all’età adulta, facendo emergere silhouette che esprimono il quotidiano ma anche lo streetwear, ma fatto di grande raffinatezza. Qui la sperimentazione coi materiali abbonda: dalla trasformazione della concia della pelle, ai da sera con manipolazioni di paillette dalla silhouette fluida, dal sovvertimento dei tessuti e dei motivi sartoriali classici, alla lana merino di grammatura tropicale che è tessuta in jacquard, imitando il denim “stonewash”.
Infine quasi alla chiusura della Milano Moda Donna, Domenico Dolce e Stefano Gabbana hanno celebrato l’essenza della bellezza italiana, riscrivendo un pezzo di Storia del Costume, nel tempo di una sfilata e nella iconica Madonna, ospite d’onore, che come una vera diva è scesa dalla limousine nera, totalmente velata, per non far catturare la sua emozione dai numerosi fotografi e fans che assiepavano l’entrata del Metropole. In testa aveva una corona d’oro e perle della high jewerly della Maison , mentre addosso portava un abito-corsetto aderente, guanti in tulle e un rosario al polso, come le nobildonne siciliane.
E tutto questo glamour ha azionato quel processo creativo che si è visto in passarella, fatto da un accessorio fisso: la parrucca bionda, che più che emulare “The Queen of Pop”, diventa una sorta di stato d’animo tale che lo stesso Stefano Gabbana la definisce “un accessorio che cambia tutto”.
Una collezione super hype, che rende omaggio a una figura femminile ma è anche un’elegia alla bellezza: dalle giacche tagliate anatomicamente, ai trench in organza bianca trasparente con la variante in pelle verniciata color cipria, fino agli abiti da quello in raso con la stola di marabù in rosa polvere con il reggiseno nero a cono, e quello attillato stampato a fiori. Lapalissiano che vi siano anche reggiseni a cono, stringhe, guêpière bianche lunghe o corte, pantaloni da cui pendono i reggicalze, che raccolgono quella formula magica della Maison. O anche la quintessenza molto italiana, nel senso migliore del termine, che ci porta alla mente il concetto della seduzione resa celebre scena dello spogliarello di Sophia Loren in “Ieri, oggi, domani” per la regia di Vittorio De Sica. Un’altra diva che tutt’ora con i suoi 90 anni continua ad incantare il mondo come il duo Dolce&Gabbana.
Collective portrait of the most complete players at the Milan Women’s Fashion Week. From ancient times and faraway cultures to the celebration of daily life and its diversity, exalted by free thinking.
Two years after making his debut at the head of Missoni, Filippo Grazioli wanted to bring to the catwalk a bridge connecting not only remote cultures but also ancient times, like the axis of a futuristic movement that emphasizes two elements: primary colors, which are a key element dear to him since he is a simple and instinctive person, carrying us to another dimension, the primordial one, and secondly the definition of iconic household motifs in a space, where chaos becomes order and order retains the energy of chaos, through the endless dance of forms.
Filippo Grazioli chose to show his creations at Tenoha Milano, a Japanese multifunctional venue that is very close in terms of aesthetics and spirit to the style he has been long theorizing about, that of a basic game aimed at minimizing the elements that make up fashion, namely color, line and texture, in order to maximize the effect of abstraction, which becomes an act of transparency and vitality. A rhythmic game seen on the catwalk where strong-shouldered tailoring is full-volume, tops and long skirts expand in 3D, while zigzags multiply like millefeuille.
At the end of the day, in the relationship between a designer and the Maison that he or she leads, it’s all about reconciling the two worlds, which must talk to each other to attain that first commercial and later aesthetic success.
This happens with Filippo Grazioli, and even more notably with Alessandro Dell’Acqua.
He is a true creative force, capable of rendering timeless elegance so well while managing to deliver a modern and vibrant version of the artisanal feel.
This time the N21 inspiration came from the photographs of Karlheinz Weinberger, who portrayed in his shots the moments of a subculture of the 1960s, a decade that coaxed young people to challenge the rules of the preceding generation. So, the collection called “Personal Moodboard”, as if it were a notebook, becomes a reference to those girls who, daily, concocted for themselves a style or rather a happy look. A tale that is not educational, but rather with a creative spirit, arising from the desire to bring together different fashions and styles: from hand-embroidered sequined dresses paired with parkas, to mules with PVC on nappa leather and rhinestone bows that cohabit with a camioneur in colored pony skin that covers underwear and lingerie left exposed and in rose-colored lace.
Kim Jones is making herself at home at Fendi as well, this time starting with 1925, the year the Maison was founded, but also the year of the Art Deco exhibition in Paris, The International Exhibition of Modern Decorative and Industrial Arts, from which it takes its name. Here, the brand’s universe combines the worlds of ready-to-wear and haute couture, creating a modernist collection where hand-sewn and machine-sewn, evening and daytime wear, are an uplift and celebration of everyday life, even more exalted with the coming of the Maison‘s centennial. Movement, lightness, excellence, and ease are the focus of the collection, where embroideries are extremely detailed and set on archetypal shapes, such as the T-shirt and simple silk and organza petticoat, while the silk tea dresses and ballerina petticoats are both refined and stunning, often literally rooted in boots made in collaboration with Red Wing.
A timeless account that we see in the unbounded femininity and sartorial freedom of Ermanno Scervino, who this time seeks a modernness in the body by drawing on that revolutionary spirit of the 1960s and 1970s. The silhouette is sinuous, both in the double-breasted jackets and in the corsets that sculpt the body, relenting on fluid pants. Sartorial mastery and flawless level are best expressed in the denim couture line.
His vision features cohesion, consistency and elegance, as always.
The same can be said of Alberta Ferretti, so stubborn in questioning herself about what must be a balance between the reasons for creating and the reality of the women to be dressed. Always inclined to dream, she offers a weightless collection in which twists, pleats, and laser carvings create a sense of airy preciousness. She replies to the off-track creative discrepancies of other Maisons with her frankness and taste for wavy, iridescent monochrome pieces, enhanced by the wisdom of handwork. Let’s hope that the brand’s new creative chapter, after her declaration of leaving the creative direction after 43 years, will be consistent with this woman’s practicality and elegance, since she has been a reference point for all those women who love everything sophisticated, refined and of high quality.
Prada is Prada. Here, its multiple nature is emphasized by bringing together elements belonging to different eras, such as to defy any chronological theory, generating impossible contradictions and divergences, but also sparking free thinking. The historic brand brings to the catwalk a variety of solutions made up of one-off pieces, which seem almost disconnected, yet all support the idea of individuality: from dresses, skirts, pants, shirts, overcoats with huge hemp ropes, to leather dresses jingling with metallic rings, or skirts that stop at the hips, but tightened at the waist by a leather sash from which hooks drop down and slip into the eyelets of the skirt.
Unchanging approach, although the premises are different, for Andrea Pompilio with Onitsuka Tiger which, from one season to the next, captures the complex transition of the new generations to adulthood, linking together the conflicts and contradictions of youth. This time we are talking about the transformation of wardrobe essentials into symbols of evolution, starting from vintage lingerie to tuxedo vests to cargo shorts and textured knitwear. Each piece tells the story of a change, an emotion and an authenticity, which distinguishes the strong-willed spirit and ardent desire of young people.
Bottega Veneta‘s creative director, Matthieu Blazy, does not lose sight of the Maison’s roots. He masters a new type of power dressing, starting with the child within us and then playfully reaching adulthood, bringing out silhouettes that express everyday wear as well as streetwear, but made with great sophistication. Here are plenty of experiments with materials: from the transformation of leather tanning to eveningwear with sequin featuring a fluid silhouette, from the overturning of classic tailoring fabrics and patterns to tropical-weight merino wool that is woven into jacquards, imitating stonewash denim.
Lastly, almost at the end of the Milan Women’s Fashion Week, Domenico Dolce and Stefano Gabbana celebrated the essence of Italian beauty, rewriting a piece of Costume History, during the span of a fashion show and featuring the iconic Madonna, the guest of honor who, like a true diva, stepped out of the black limousine, totally veiled, as if to prevent her emotions from being captured by the many photographers and fans who crowded the Metropole entrance. Madonna sported a crown of gold and pearls from the Maison’s high jewelry and wore a tight-fitting gown-corset, tulle gloves with a rosary wrapped around her wrist, like Sicilian noblewomen.
All this glamour triggered that creative process observed on the catwalk, created by a fixed accessory: the blond wig, which more than just imitating “The Queen of Pop,” becomes a kind of frame of mind such that Stefano Gabbana himself calls it “an accessory that changes everything.”
A super hype collection that pays tribute to a feminine figure but is also an elegy to beauty: from the anatomically cut jackets to the transparent white organza trench coats with the powder-colored patent leather variant, to the dresses; from the satin dress with the marabou stole in dusty pink paired with a black cone bra, to the tight-fitting floral-printed dress. Needless to say, there are also cone bras, lace-ups, long or short white guêpières, pants with garters hanging from them, capturing the Maison‘s magic formula. Or even the very Italian quintessence, in the best sense of the word, which calls to mind the concept of seduction made famous by Sophia Loren‘s striptease scene in the movie “Yesterday, Today, Tomorrow” directed by Vittorio De Sica. Another legendary diva who even now, at 90 years old, continues to enchant the world just like the duo Dolce & Gabbana.