Partiamo dal nome. Anzi, dai nomi. Perché se non è certo raro imbattersi in brand che portano il nome dei fondatori, nel caso di Maria e Luisa quella “e” non commerciale sembra voler rimandare quasi più a una sfera privata che al mondo dell’industria e dell’economia. Maria Luisa Pianegonda racconta di non essere riuscita a trovare un nome o una parola che rappresentasse compiutamente il progetto che aveva in mente: «Così l’impresa è nata coi miei due nomi, al tempo stesso separati e uniti da questa “e”… un po’ mi piaceva pensare a due diverse anime e identità – sentimento e razionalità, Oriente e Occidente e così via – ma soprattutto mi piaceva il concetto di “stare insieme”, di comunità, che questa “e” sa esprimere. Perché la mia più grande gioia e il mio orgoglio è proprio la consapevolezza, fin dagli inizi, di “essere insieme” a tante persone, sia in azienda sia tra i clienti, che nel tempo hanno abbracciato e continuano a portare avanti il mio progetto».
Il progetto di Maria e Luisa Jewels ha visto la luce una decina di anni fa, largamente come sintesi di un periodo di profondo ripensamento al termine dell’esperienza ultraventennale come responsabile marketing e comunicazione nell’azienda fondata dal fratello: anni di grande sperimentazione e creatività, di entusiasmo e di impegno totalizzante. «Mi sono fermata e di colpo mi sono trovata a decidere della mia vita, a decidere che cosa avrei voluto fare e che tipo di persona avrei voluto essere. In questo periodo sono stati decisivi i viaggi in Nepal, India e Afghanistan a fianco del mio compagno, che ha fondato Pangea, una Onlus a sostegno delle donne vittime di violenza e discriminazione: in queste situazioni si incontrano un mondo e un’umanità sconosciuti e in questo incontro è impossibile non farsi domande, non mettersi in discussione. Trovi un altro respiro, ti guardi intorno, e di colpo “vedi”, anche dentro di te».
Altrettanto decisivo è stato l’incontro con diversi artigiani milanesi che hanno mostrato a Maria Luisa una maniera di lavorare lontana da ogni frenesia, una artigianalità fatta di gesti misurati e perfetti. «Io mi sono letteralmente innamorata di quella pace, di quei gioielli realizzati a mano al banchetto con grande passione, con grande cura, prendendosi il tempo necessario per vivere tutta la poesia del proprio lavoro, dove ogni piccola cosa diventa importantissima. E ho capito che quella poteva essere la via per ricominciare».
Correva l’anno 2013, un periodo estremamente complicato, in cui un po’ in tutti i settori erano molte le aziende che, spinte dalla crisi e dalla concorrenza, avevano scelto o erano in procinto di scegliere la via della delocalizzazione. E i gioielli in argento erano un po’ la Cenerentola del mercato: dovevano essere “facili”, pesare poco, garantire buoni margini. Maria Luisa Pianegonda è andata controcorrente: «Fin dal primo momento ho voluto che i miei gioielli fossero davvero Made in Italy, realizzati in Italia da persone che oltretutto conoscevo personalmente, di cui conoscevo anche le storie; e poi volevo che fossero in argento, un materiale che ho sempre amato, ma diversi da quelli che vedevo in giro: volevo che fossero gioielli di qualità e con contenuti di valore, con un design innovativo e che sapessero però esprimere quella verità e quella bellezza che affondano nella tradizione del passato». Da dieci anni Maria Luisa Pianegonda lavora gomito a gomito con i “suoi” artigiani di Milano, Vicenza e Valenza e l’obiettivo è rimasto lo stesso, creare gioielli capaci di suscitare emozione. L’argento brunito, nelle ultime collezioni anche placcato oro, inciso a bulino e lavorato con l’arte antica dell’intarsio – fil rouge di tutte le linee – prende vita tra volute e intagli, si illumina della luce delle perle e delle pietre, rivela dettagli sempre nuovi.
«Mi piace guardare al passato, perché in quelle tecniche antiche trovo qualcosa di autentico, di profondo, di bello che mi aiuta e mi colpisce. Così come mi piace l’attenzione che viene dedicata a ogni singolo gioiello, perché è di tante piccole attenzioni che dovremmo nutrire il nostro presente e mi dà gioia pensare che i miei gioielli siano come piccoli granelli di bellezza capaci di regalare emozione».
Oggi sono circa 130 le gioiellerie che, tra Italia, Spagna, Portogallo e Francia, rappresentano Maria e Luisa Jewels e il piano di sviluppo del brand prevede l’espansione verso l’estero e il consolidamento della rete vendita. «I nostri gioielli sono apprezzati da uomini e donne che non vogliono ostentare, non vogliono apparire, ma al contrario vogliono lasciare un’impronta di stile, di fascino, e acquistano sulla base di una scelta personalissima perché ricercano qualcosa di veramente particolare». Maria Luisa Pianegonda infatti non si ispira ad alcun modello, piuttosto vive d’istinto e di curiosità, osservando quanto le sta intorno, anche in mondi lontanissimi da quello del gioiello, ricercando l’essenza di quanto è fatto bene, con passione e amore. «Mi capita di guardare con ammirazione le cose più diverse, spettacoli, concerti, sfilate, opere ed eventi… E mi dico che ogni giorno devo imparare qualcosa!»
The project of Maria Luisa Pianegonda is based on ancient techniques, craftsmanship and a deep love of silver
Let’s start with the name. Well, from the names, plural. Because while it is certainly not uncommon to come across brands named after their founders, in the case of Maria e Luisa that noncommercial “e” (“and” in Italian) seems kind of more meant to refer to a private sphere than to the world of industry and business. Maria Luisa Pianegonda tells that she could not find a name or word that fully represented the project she had in mind, “So the business was launched with my two names. And I chose to separate and unite them at the same time by this “e”… I liked to think of two different souls and identities – feeling and rationality, East and West and so on – but most of all I liked the concept of “being together,” of community, that this “e” can express. Because my greatest joy and pride is the knowledge, from the very beginning, that I am “with” so many people, both in the company and among the clients, who over time have embraced and continue to take my project further”.
The Maria e Luisa Jewels project saw the light of day a decade ago, largely as a synthesis of a period of profound rethinking at the end of more than 20 years’ experience as a marketing and communications manager in the company founded by her brother; this involved years of lots of experimentation and creativity, enthusiasm and all-encompassing commitment. “I stopped and suddenly found myself deciding about my life, deciding what I wanted to do and what kind of person I wanted to be. During this time, trips to Nepal, India and Afghanistan were decisive for me. I went with my partner, who founded Pangea, a nonprofit supporting women who were victims of violence and discrimination. In these situations you encounter an unfamiliar world and humanity, and in this encounter it is impossible not to ask questions, not to question yourself. You find another breath, you look around, and suddenly you “see”, even within yourself”. Equally decisive was the meeting with several Milanese artisans who showed Maria Luisa a way of working far from any frenzy; a craftsmanship made up of measured and perfect gestures. “I literally fell in love with that peace, those jewels handmade at the bench with great passion, with great care, taking the time to experience all the poetry of one’s work, where every little thing becomes most important. And I realized that that could be the way to start again”.
It was 2013, an extremely complicated time, when there were many companies in all sectors that, pushed by the crisis and competition, had closed or were about to choose to branch out. And silver jewelry was like the Cinderella of the market: it had to be “easy,” weigh little and cost little, of good margins. Maria Luisa Pianegonda decided to go against. “From the very first moment, I wanted my jewelry to be truly Made in Italy, made in Italy by people that I knew personally too, whose stories I also knew; and then I wanted it to be made of silver, a material I have always loved, but it was to be different from what I saw around me; I wanted it to be quality jewelry with valuable content, with an innovative design and yet able to express that truth and beauty that is rooted in the tradition of the past”. For ten years, Maria Luisa Pianegonda has been working shoulder to shoulder with “her” artisans in Milan, Vicenza, and Valenza, and the goal has remained the same: to create jewelry capable of evoking emotion. Burnished silver, also gold-plated in the latest collections, and hand-engraved with a burin, worked with the ancient art of inlaying (the common thread running through all the lines), comes to life amid spirals and carvings, it glows with the light of pearls and stones, and reveals ever-new details. “I like to look to the past because I find something authentic, something deep, something beautiful in those ancient techniques that helps and touches me. Just as I like the attention that is paid to each piece of jewelry, because it is from so many small details that we should nourish our present, and it gives me joy to think that my jewelry is like small grains of beauty capable of triggering emotion”.
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Today there are some 130 jewelry stores in Italy, Spain, Portugal and France that represent Maria e Luisa Jewels, and the brand’s development plan includes expansion abroad and a consolidation of the sales network. “Our jewelry is appreciated by men and women who don’t want to show off, but on the contrary want to leave an impression of style, of charm, and they buy on the basis of a very personal choice because they are looking for something truly special”. In fact, Maria Luisa Pianegonda is not inspired by any model, rather she lives by instinct and curiosity, observing what is around her, even in worlds far removed from that of jewelry, searching for the essence of a job well done, with passion and love. “I happen to watch the most diverse things with admiration: shows, concerts, runway shows, operas and events… And I tell myself that every day is a learning day!”