Panerai

Buona parte delle storie di successo dei grandi marchi di orologeria inizia da un nome, da un cognome, da un luogo. Quella di Panerai non fa eccezione. La differenza con le storie più note, però, sta proprio nel dove. Niente Svizzera ma Italia, Toscana. Niente Neuchâtel o La Chaux-deFonds ma Firenze. Più precisamente Ponte alle Grazie. È lì che nel 1860 Giovanni Panerai aprì un piccolo negozio di orologi, il primo in città, che vendeva segnatempo da tasca importati dalla Svizzera. Importati non assemblati, un dettaglio che obbligò Giovanni a investire in un laboratorio per imparare i trucchi del mestiere. Come fornitori delle migliori marche svizzere, i discendenti di Giovanni, Guido e Giuseppe, furono contattati nei primi decenni del ‘900 dalla Regia Marina italiana per avere orologi da tasca e cronografi di precisione da assegnare ai propri ufficiali. All’inizio della Grande Guerra, Panerai produsse così per la Regia Marina alcuni sofisticati strumenti di precisione, molti dei quali potevano contare sull’impiego del Radiomir, una sostanza radioattiva luminescente al buio, brevettata dal marchio nel 1916. Costituita da una miscela di bromuro di radio e solfuro di zinco, la sua luminescenza superlativa le consentiva di brillare nelle acque più buie e fu impiegata in strumenti come i timer illuminanti per i detonatori, i profondimetri da polso, le bussole da polso. Perché dunque non negli orologi? Fu questa, infatti, la richiesta che a Panerai arrivò nel 1935 ancora dalla Regia Marina italiana. Orologi con specifiche ben definite: quadrante di grandi dimensioni e leggibilità perfetta anche nelle condizioni più avverse, comprese le acque fangose dei porti. Nel 1936, 10 prototipi dell’orologio Panerai Radiomir furono assegnati ai commando degli uomini rana, diventando i primi orologi militari subacquei professionali della storia. E non tutti sanno che il movimento e la cassa furono affidati da Panerai a Rolex: in quanto inventore del primo orologio civile impermeabile nel 1926, Rolex aveva il know-how tecnologico giusto. I Radiomir avevano in sé i tratti che ancora oggi definiscono gli orologi Panerai: 47 mm di diametro, cassa a cuscino, corona e fondello avvitati, anse saldate, quadranti con un mix di numeri arabi e romani luminescenti. Negli anni successivi il quadrante fu semplificato con quattro grandi numeri arabi a ore 3, 6, 9 e 12 e una struttura a sandwich composta da due piastre sovrapposte; il quadrante superiore presentava le cifre e gli indici traforati, permettendo allo strato di pasta di radio sul quadrante inferiore di illuminarsi attraverso i fori. Nel 1949, i documentati effetti tossici del radio spinsero all’uso del trizio, meno tossico e brevettato con il marchio Luminor. Il Panerai Luminor del 1950, altro subacqueo professionale, aveva un quadrante e una cassa molto simili a quelle del Radiomir; la grande differenza stava nel ponte di protezione della corona con una leva, brevettato, che aumentava le proprietà di impermeabilità dell’orologio e che ancora oggi distingue i Luminor. Nel secondo dopoguerra, Panerai continuò a fornire orologi a diverse Forze Armate ma nel 1972 l’ultimo discendente della famiglia, Giuseppe Panerai, morì senza lasciare eredi. Dino Zei, colonnello della Marina in pensione che era stato incaricato di procurare strumenti e armamenti per le operazioni della Marina stessa, rilevò l’azienda, le cambiò il nome in Officine Panerai e continuò a fornire la Marina Militare. Nel 1997, Officine Panerai fu acquisita dal Gruppo Richemont (allora Gruppo Vendôme) e l’intero ramo di produzione militare dell’azienda fu chiuso. Un anno dopo fu presentata al pubblico la prima collezione di orologi Panerai, dallo stile militare, grandi e funzionali. Furono un successo che continua ancora oggi e vive in quattro collezioni base, due delle quali fortemente radicate nella storia del brand: Radiomir, Luminor, Luminor Due e Submersible. Come abbiamo visto, la più classica delle collezioni è la Radiomir.

Anche nelle referenze attuali, ha mantenuto l’estetica che la rende inconfondibile non solo nel mondo dell’orologeria ma anche all’interno dell’assortimento stesso di Panerai. Parliamo principalmente del quadrante a sandwich, delle anse a filo e della cassa a cuscino. Quest’ultima in alcune referenze mantiene le dimensioni piuttosto generose delle origini (47 mm di diametro), ma non mancano misure più portabili come i 45 mm. Negli ultimi anni, per rispondere a una richiesta sempre crescente di orologi meno massicci e più indossabili da entrambi i sessi, è stata introdotta la variante Quaranta, il cui nome indica il nuovo millimetraggio della cassa. Nella collezione trovano spazio complicazioni i alta orologeria come il tourbillon, il calendario annuale o la ripetizione minuti, ma il Radiomir vince soprattutto per alcuni movimenti divenuti mitici per Panerai come l’8 giorni brevettato o il 3 giorni.
Anche la collezione Luminor attuale attinge a piene mani dalla tradizione iniziata nel 1950 con il capostipite di questo modello. Ciò che la differenzia principalmente dalla Radiomir sono le anse (integrate e non a filo e saldate) e soprattutto il ponte proteggi corona, divenuto ormai un simbolo del brand. Il Luminor ha dimensioni importanti, principalmente 44 mm, ma non mancano referenze che si spingono fino ai classici 47 mm.

Così come, anche qui, è presente la gamma Quaranta per i polsi più sottili. Se dal punto di vista delle complicazioni i Luminor lasciano spazio a soluzioni come il cronografo, il tourbillon, il calendario perpetuo e l’equazione del tempo, ciò che caratterizza questa collezione è principalmente il fatto di essere per Panerai una vera “palestra” in cui utilizzare materiali d’avanguardia per le casse. Carbotech, Goldtech, Platinumtech sono materiali frutto della ricerca di anni da parte di quello che a Neuchâtel, dove ha sede la manifattura, si chiama “Laboratorio di idee”. Materiali innovativi pensati non solo per rendere preziosi gli orologi, ma soprattutto per renderli più performanti. A proposito di performance, la partnership che ormai da alcuni anni lega Panerai a Luna Rossa ha portato nella collezione Luminor allo sviluppo di numerose referenze Luna Rossa, che si fanno portabandiera dei migliori ingegni del Made in Italy in termini di estetica, meccanica e, appunto, materiali. Luminor Due è invece di fatto una estensione di gamma della collezione Luminor pensata… al ribasso. Non certo in termini di qualità, quanto di dimensioni. È infatti la collezione più femminile nel portafoglio di Panerai, che punta a intercettare i gusti di un target che non è mai stato particolarmente nei radar del brand. Che cosa la rende appetibile al gentil sesso? Principalmente la dimensione della cassa, poiché buona parte delle referenze misura 38 mm, con alcune eccezioni che salgono fino a 42. Poi l’utilizzo di materiali eleganti quali la madreperla per i quadranti, l’oro o il Goldtech per casse e bracciali. Infine la scelta di introdurre complicazioni poetiche come quella delle fasi lunari o tonalità pastello su quadranti e cinturini, che contrastano con la tradizione dei Panerai “duri e puri” fatta di colori decisi come marrone, blu, nero, antracite o verde militare. Una scelta coraggiosa nella quale l’attuale Ceo della marca, Jean-Marc Pontroué, crede molto e su cui fa grande affidamento. Erede dell’audacia sottomarina dei Panerai dell’era bellica, infine, è la collezione Submersible. Il design è affidabile e robusto, con la grande lunetta girevole per le immersioni che dà alla collezione un look simile a quello degli oblò di un sottomarino. Le casse da 47, 44 e 42 mm arrivano fino ai 45 e ai 49 mm di alcune serie speciali e sono impermeabili fino a 30 bar, come richiesto da un orologio subacqueo professionale. Anche la Submersible è caratterizzata dal ponte proteggi corona e, poiché si tratta di una collezione professionale, le complicazioni sono ridotte all’essenziale per privilegiare la funzionalità. In questo caso, Panerai ha preferito concentrarsi su materiali classici, d’avanguardia o spiccatamente marini come il bronzo, riservando alcuni modelli in edizione limitata per la collaborazione con Luna Rossa o con Brabus. Sylvester Stallone, inconsapevole promotore del successo recente di Panerai, quando nel film “Daylight” del 1996 indossò un Luminor 5218-201 da lui comprato in Italia disse che «quell’orologio era una star». Una star vera, con una storia autentica.

Much of the success stories of major watch brands begin with a first name, a last name, a place. Panerai’s story is no exception. The difference with the better-known stories, however, is about the where. Not Switzerland but Tuscany in Italy. Not Neuchâtel or La Chaux-de-Fonds but Florence. More specifically, Ponte alle Grazie.
It was there in 1860 that Giovanni Panerai opened a small watch store, the first in town, selling pocket timepieces imported from Switzerland. Imported not assembled, a detail that forced Giovanni to invest in a workshop to learn the tricks of the trade. As suppliers of top Swiss brands, Giovanni’s descendants, Guido and Giuseppe, were approached in the early decades of the 1900s by the Italian Royal Navy for pocket watches and precision chronographs for its officers.
At the beginning of the Great War, Panerai produced a number of sophisticated precision instruments for the Italian Royal Navy, many of which could rely on the use of Radiomir, a radioactive glow-in-the-dark substance patented by the brand in 1916. Made from a mixture of radium bromide and zine sulfide, its superlative luminescence enabled it to glow in the darkest waters and was used in such instruments as light-up timers for detonators, wrist depth gauges, and wrist compasses.
Why not for the watches? This, in fact, was the request that came to Panerai in 1935 from the Italian Royal Navy: Watches with well-defined specifications: large dials and perfect legibility even in the most adverse conditions, including muddy harbor waters. In 1936, 10 prototypes of the Panerai Radiomir watch were assigned to frogmen commandos, thus becoming the first professional military dive watches in history. And not everyone knows that the movement and case were entrusted to Rolex by Panerai. As the inventor of the first waterproof civilian watch in 1926. Rolex had the right technological know-how. The Radiomirs contained the traits that still define Panerai watches today: a 47 mm diameter; cushion case, a screw-down crown and back, soldered lugs, dials with a mix of luminescent Arabic and Roman numerals. In later years, the dial was simplified with four large Arabic numerals at 3, 6, 9, and 12 oclock and a sandwich structure consisting of two overlapping plates; the upper dial had the numerals and indices pierced, allowing the radium paste layer on the lower dial to shine through the holes. In 1949, the documented toxic effects of radium prompted the introduction of tritium, which was less toxic and patented under the brand name Luminor: The 1950 Panerai Luminor; another professional diver model, had a dial and case very similar to those featured in the Radiomir; the big difference was in the crown protection bridge with a lever, patented, which increased the watch’s water-resistant properties and still distinguishes Luminors today. After World War II, Panerai continued to supply watches to various Armed Forces, but in 1972 the last descendant of the family, Giuseppe Panerai, died leaving no heirs. Dino Zei, a retired Navy colonel who had been in charge of procuring instruments and armaments for the Navy’s own operations, took over the company, changed its name to Officine Panerai and continued to supply the Navy In 1997, Officine Panerai was acquired by the Richemont Group (then Vendôme Group) and the company’s entire military production branch was closed. A year later, the first collection of Panerai military-style, large and functional watches was presented to the public. They were a success that continues to this day and lives on in four core collections, two of which are strongly rooted in the brand’s history: Radiomir; Luminor; Luminor Due and Submersible. As we have seen, the most classic of the collections is the Radiomir: Even in its current references, it has maintained the aesthetics that makes it unmistakable not only in the watchmaking world but also within the Panerai range itself. We mainly mean the sandwich dial, flush lugs, and cushion case. The latter in some references retains the rather generous original dimensions (47 mm in diameter), but there is no shortage of more wearable sizes such as the 45 mm. In recent years, in response to an ever-increasing demand for watches that aren’t as hefty and more wearable by both sexes, the Quaranta (*40″) variant, whose name indicates the new millimeter case size, has been introduced. Haute horlogerie complications such as the tourbillon, annual calendar; or minute repeater find their way into the collection, but the Radiomir wins mainly for some movements that have become legendary for Panerai such as the patented 8-day or 3-day. The current Luminor collection also draws heavily on the tradition that began in 1950 with the progenitor of this model.

What mainly differentiates it from the Radiomir are the lugs (integrated rather than flush and welded) and particularly the crown protector bridge, which has now become a symbol of the brand. The Luminor is large, mainly 44 mm, but there is no shortage of references that go up to the classic 47 mm. There is also the Quaranta range for thinner wrists. While in terms of complications, the Luminors leave room for solutions such as the chronograph, tourbillon, perpetual calendar, and equation of time, what characterizes this collection is mainly that it is a real “training ground” for Panerai where it can use avant-garde materials for the cases. Carbotech, Goldtech, Platinumtech are materials that are the result of years of research by what is called a “laboratory of ideas” in Neuchâtel, where production is based. Innovative materials designed not only to make watches valuable, but more importantly to make them perform better: Speaking of performance, the partnership that has linked Panerai to Luna Rossa for a number of years now has led to the development of numerous Luna Rossa references in the Luminor collection, which act as standard-bearers for the best made-in-Italy ingenuity in terms of aesthetics, mechanics and, indeed, materials. Luminor Due, on the other hand, is in fact a range extension of the Luminor collection designed … at a discount. Certainly not in terms of quality as much as size. Indeed, it is the most feminine collection in Panerais portfolio, aiming to intercept the tastes of a target audience that has never been particularly on the brand’s radar: What makes her attractive to the fairer sex? Mainly the size of the case, as most of the references measure 38 mm, with some exceptions going up to 42. Then the use of elegant materials such as mother-of-pearl for dials, gold or Goldtech for cases and bracelets. Finally, the choice to introduce poetic complications such as moon phase or pastel shades on dials and straps, which contrast with the ‘hardcore’ Panerai tradition of bold colors such as brown, blue, black, anthracite or military green. A bold choice which the brand’s current CEO, Jean-Marc Pontoué, believes strongly in and relies heavily on.
Finally, heir to the underwater audacity of war-era Panerai is the Submersible collection. The design is reliable and sturdy, with the large rotating diving bezel giving the collection a look similar to the portholes of a submarine. The 47,44, and 42 mm cases go up to 45 and 49 mm in some special series and are water resistant to 30 bar, as is required for a professional dive watch.
The Submersible also features the crown protector bridge, and because this is a professional collection, complications are reduced to the essentials to prioritize functionality. In this case, Panerai preferred to focus on classic, avant-garde or distinctly marine materials such as bronze, reserving some limited edition models for collaboration with Luna Rossa or Brabus.
Sylvester Stallone, an unwitting promoter of Panerais recent success, said when he wore a Luminor 5218-201 he bought in Italy in the 1996 film Daylight, that “that watch was a star”. A real star with a true story.

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