I admit it, fashion is my passion. I follow it, I know it, I have understood it ever since I was a student in school. I know how important it is for the distinctive ethnos of our country and our economy. But please forgive me for this preamble and appreciate it for the sincerity of what I want to write in this column.
There is a woman in the world of fashion who, whenever she speaks, is never mundane, indeed she captivates me every time because of all the true and good things she says and which are almost always inspired by a reflection on the times that we live in, starting with two basic concepts: the freedom of expression and restraint in creating a wardrobe that is suitable for all women and men. It amazes me because I always wonder how she manages to make them fit cohesively within the work that she does, with the collections she designs and ultimately with the pricing she charges. That woman’s name is Miuccia Prada.
Watching the recent Prada fashion show in Milan, and now Miu Miu in Paris, she has always gracefully explained her Weltanschauung as a designer: ever since her debut with that touch of refined elegance to unconventional and disciplined feelings about creating fashion as an escape from excessive glamour, she has preferred measured femininity and simplified masculinity.
Things have not changed if you consider what we have witnessed over all these years and the discomfort of ethics that goes far beyond esthetics, regarding the rejection of excess and what she herself defines as “simultaneous gestures that express the different instances of life” that coexist within a single outfit which, just like we do, holds simultaneous memories of its own experience.
In the Miu Miu collection, Miuccia Prada says she thinks of the women and men she meets every day, who want to feel good in their clothes, in harmony with their own countenance and thoughts, without unnecessary exaggeration. It is as if her evolving types of clothing reflect the developing personal and universal personalities of every woman and man. There is no escaping the allusions to the female childhood years, which are expressed with deliberately shrunken proportions, short sleeves and shoes with rounded toes, the classic examples that immediately remind us of the clothing worn in childhood. On the other hand, adulthood is expressed through dignity and elegance: gloves, handbags, brooches, tailoring, and the little black dress.
These elements of duality and memory are also complemented by the fabrics and construction, as well as in the pairing and fusion of different fabrics that are combined in disparate garments, silk and cashmere sweaters and cardigans, knitted poplin skirts, even shearling treated like a precious fur.
I very much like this minimalist philosophy of “being more than it seems”, since we live in a time that for a thousand reasons should suggest more discretion and less ostentation. After all, the philosophy of many people basically also teaches us this: houses or penthouses that can be extended like the landing strip of a private plane or a walk-in closet as large as a department store do not suffice in the long run. We also need to know how to create not only our dreams, but also relinquish ourselves to having fewer things, freeing ourselves from the superfluous and embracing the essential, which is often also the most beautiful.
Una donna mai banale
La collezione autunno-inverno 2024-2025 di Miu Miu parla di vita, di esperienze espresse attraverso gli abiti: tra l’infanzia e l’età adulta. E di momenti personali ed individuali.
Lo ammetto, per me la moda è la mia passione. La seguo, la conosco, la capisco fin da quando studiavo sui banchi di scuola. So bene quanto sia importante, per l’ethnos della nazione e per la Ns economia. Ma perdonate questa premessa, apprezzate la sincerità, per quello che desidero scrivere su questa rubrica.
Nel mondo della moda c’è una signora che, quando parla, non è mai banale, anzi mi incanta ogni volta, perché le cose buone giuste che proferisce, quasi sempre sono ispirate alla analisi del tempo, che stiamo vivendo, partendo da due concetti fondamentali la libertà di espressione e la sobrietà di creare un guardaroba adatto a tutte le donne e gli uomini. Mi stupisce perché ogni volta mi chiedo come faccia a renderli coerenti con il lavoro che esegue, con le collezioni che disegna e alla fine anche con i prezzi che pratica. Quella signora si chiama Miuccia Prada.
Guardando la sfilata di Prada nelle scorse settimane a Milano, ed ora Miu Miu a Parigi, ha sempre rispiegato in maniera colta la sua Weltanschauung di stilista: dall’epoca del suo debutto con quel tocco di raffinata signorilità alle atmosfere non convenzionali e disciplinate nei confronti della creazione di moda per rifuggire dal glamour eccessivo, preferendo la femminilità misurata e la mascolinità semplificata.
Le cose non sono cambiate se si pensa a quello che si è visto in tutti questi anni e del disagio che investe l’etica e va ben oltre l’estetica, riguardante il rifiuto degli eccessi e di quelle che lei stessa definisce “gesti simultanei che esprimono i diversi momenti della vita” che coesistono all’interno di un solo abito, proprio come ognuno di noi, conserva ricordi simultanei della propria esperienza.
Miuccia Prada nella collezione Miu Miu, dice di pensare alle donne e agli uomini quelli che incontra ogni giorno, che vogliono sentirsi bene negli abiti, in armonia con il proprio viso e i propri pensieri, senza esagerazioni inutili. E come se i suoi mutevoli tipi di abbigliamento riflettono lo sviluppo del carattere di ogni donna o uomo, sia nel personale che in quello universale.
Non sfugge il rimando alle evocazioni dell’infanzia femminile, che sono espresse con proporzioni volutamente rimpicciolite, maniche corte e scarpe con punta arrotondata, archetipi che richiamano direttamente quel abbigliamento indossato in gioventù. Al contrario l’età adulta, si esprime attraverso il riconoscimento del decoro e dell’eleganza: guanti, borsette, spille, sartoria, e la petite robe noir.
Queste componenti della dualità e del ricordo trovano controparti nei materiali e nella costruzione, come nell’incollaggio e la fusione di diversi tessuti, che si combinano in capi disparati, maglie e cardigan in seta e cashmere, gonne in popeline lavorate a maglia, fino allo shearling trattato come se fosse una pelliccia preziosa.
Apprezzo molto questa filosofia minimal “essere più che apparire”, dato che viviamo in un tempo che per mille ragioni, dovrebbe suggerire più discrezione e meno ostentazione. La parabola di molti personaggi in fondo, ci insegnano anche questo: alla lunga non bastano case o attici estensibili come una pista di atterraggio di un aereo privato o la cabina armadio grande quanto un department di un grande magazzino. Bisogna anche fare e saper produrre si dei desideri, ma anche la rinuncia ad avere meno cose, affrancarsi dal superfluo e abbracciare l’essenziale, che spesso è anche il più bello.