La riscossa della moda maschile

Le vendite delle griffe che hanno presentato le loro collezioni a Parigi sono positive in Usa e Medio Oriente. Grazie alle donne come acquirenti.

Questo anno, che è iniziato sotto una svantaggiosa stella con le prime fiere del settore, ha corretto la traiettoria con le presentazioni e gli show di Parigi, stando alle prime indicazioni di valutazione di consenso da parte della stampa e dei buyer.
Merito di una ritrovata creativa, degli investimenti fatti dalla politica sociale di imprenditori per conoscere meglio i propri clienti e del taglio del superfluo sulle collezioni, puntando sulla sartorialità e artigianalità.
Anche le paure di una recessione si sono attenuate, grazie alla presenza di alcuni acquirenti di alcune aree geografiche: dalla Cina agli USA, fino al Medio Oriente.
Senza contare l’impatto dell’emancipazione nel lavoro in questo settore maschile, da parte delle donne, che acquistano in maniera decisa il prodotto, stando attente al tessuto e alla sua realizzazione.

IM MEN

Sono soprattutto le donne mediorientali avere un forte desiderio manageriale perché amano far vestire sia le nuove generazioni e la nuova classe benestante in modo gratificante.
Secondo Mckinsey, infatti, il mercato Medio Oriente sarà uno dei mercati più promettenti del lusso e della moda mondiale, con una crescita media attesa per il 2025-2026 del 7 per cento superiore a quella registrata finora, posizionandosi solo dopo la crescita attesa negli USA, dopo l’insediamento del Presidente Donald Trump, e in Cina.
Il 50 per cento degli acquisti in Medio Oriente si concentrano in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi, e anche in Egitto, Qatar e Kuwait, dove la crescita media è superiore a pari 8- 9 per cento all’anno.

LOUIS VUITTON

Poi la giovane età media della popolazione favorisce alcuni brand dall’estetica funzionale e visiva, tra questi in pole position Dior che in questa stagione ha esplorato la trasformazione del ready to wear maschile ispirandosi alla linea H, concepita da Messieur Dior per l’autunno- inverno 1954 -1955, seguito Louis Vuitton con l’inganno temporale eseguito da un sognatore come Pharell Williams, direttore artistico della linea maschile, assieme Nigo, dj e produttore discografico giapponese, poi anche designer e imprenditore.
Nuovi brand apicali destinati a innescare importanti cambiamenti a cascata, nella distribuzione e nel prodotto, per assecondare una nuova fase di crescita improntata alla sartorialità, all’esclusività e stile, hanno occupato posizioni prioritarie in questa settimana della moda maschile appena conclusa.

SYSTEM

Intanto, è stata premiato il Miyake Design Studio, che segue la filosofia del fondatore, con la presentazione della collezione IM MEN, che ha studiato la relazione di un pezzo di tessuto diventando vestito in varie fogge, riportando al centro il gesto primitivo del vestirsi, dal tempo del peplo greco ad oggi con le tecniche moderne, servendosi per modellarlo con l’uso di bottoni e ganci.

WHITE MOUNTAINEERING

A seguire Ami con la celebrazione dell’eleganza quotidiana, che fonde casualità, raffinatezza e un senso di gioiosa serenità, SYSTEM che con la sua collezione di 335 pezzi pret-à- porter e accessori ha reinterpretato articoli familiari dei guardaroba classici della memoria, con motivi come il gingham e il glen check White Mountaineering che ha enfatizzato la funzionalità rispetto alla forma, fino a TAAKK , brand fondato nel 2013 a Tokyo da Takuya Morikawa, che con la sua meticolosa attenzione all’innovazione dei tessuti dove il motivo leopardato e il denim, la lana e herringbone tweed si fondono in tutt’uno in giacche su misura.

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